Sì a fiducia e ispirazione, no all’arroganza. Ripartire dai bambini e dall’ascolto. Con Rogers, Sirolli, Montessori

Roberto Bonzio
6 min readApr 4, 2021

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Il trailer itaiano di “Un amico straordinario” 2020 con Tom Hanks nei panni di Fred Rogers

In un momento di sofferenza e crisi, in cui l’epidemia ci costringe a cambiar prospettiva, per immaginare i futuro con una nuova consapevolezza, c’è qualcosa di prezioso che deve ispirarci, nella storia (vera) di un reporter d’assalto dalla fama controversa, che negli USA accettò a malincuore l’incarico di incontrare il conduttore di una popolare trasmissione per bambini. Perchè quell’intervista cambiò la sua di vita, travolto dalla profondità, la generosità di quel conduttore, capace di toccare i suoi stessi problemi irrisolti: esser da poco padre, con alle spalle un rapporto doloroso, traumatico col proprio di padre.

Il lungo reportage da copertina, dal titolo “Possiamo dire… un Eroe?”, che il giornalista Tom Junod firmò sulla popolare rivista Esquire nel novembre 1998, gettò una nuova luce su quel personaggio televisivo già famoso.

Ed è toccato a Tom Hanks vestire i panni di quel conduttore sempre sorridente e pacato, Fred Rogers (1928–2003), nel film “Un amico straordinario” (2020, regia di Marielle Heller, ora nel pacchetto Sky e a pagamento su Amazon Prime)) ispirato a quell’articolo, che racconta abbastanza fedelmente la storia di un incontro che fu rivelazione.

Pastore protestante più votato all’educazione dei più piccoli che ai sermoni, Rogers fu ingaggiato da un’emittente di Pittsburgh che attraverso una rete nazionale distribuì in tutti gli Stati Uniti il suo programma “Mister Rogers’ Neighborhood” (Il quartiere del Signor Rogers) tra il 1968 e il 2001, con un fortissimo impatto su generazioni diverse di bambini. Tra stacchi musicali di cui da buon pianista era autore, plastici, pupazzi e una serie di personaggi che lo affiancavano come vicini di casa, Rogers interagiva con dolcezza con i suoi piccoli telespettatori ascoltandoli, insegnando loro a gestire le emozioni di fronte a paure e traumi come la separazione dei genitori, soprattutto incoraggiandoli a sentirsi persone speciali, che meritano e sanno offrire attenzione e amore.

L’opposto della “buona tv”: ma funzionava

Nel documentario “Wan’t You Be My Neighbor?” (2018 di Morgan Neville) che indaga sulla figura di Rogers, disponibile anche nel catalogo Netflix, Margy Whitmer che fu la sua produttrice spiegò così il suo successo:

“Un regista una volta mi disse: prendi tutti gli elementi che fanno la buona televisione…fai esattamente l’opposto e avrai Mister Rogers Neighbor: produzione a basso costo, set semplice, una star improbabile. Eppure funzionava. Perchè diceva qualcosa di molto importante

Il trailer di “Won’t You Be My Neighbor”

C’è moltissimo materiale online per capire lo spessore e la portata del messaggio di amore e impegno civile di Rogers, da episodi che il film ha tralasciato.

Imperdibile lo spezzone dell’udienza in cui il primo maggio 1969 fu chiamato a testimoniare davanti alla Commissione del Senato, decisa a dimezzare da venti a dieci milioni di dollari i fondi della tv pubblica da cui dipendeva il suo programma. Si trovò di fronte Joseph Pastore, senatore repubblicano considerato un mastino, che non lo conosceva, non aveva mai visto la sua trasmissione e lo trattò all’inizio in modo ruvido. In sei memorabili minuti con la consueta voce pacata Rogers spiegò il valore del prestare ascolto, incoraggiare e dar fiducia ai bambini. “Ho la fama di duro ma ho la pelle d’oca” disse alla fine Joseph Pastore, profondamente emozionato dalle sue parole, assicurandogli che i fondi non sarebbero stati tagliati.

Contro il razzismo con un pediluvio

Nello stesso anno, Rogers convinse Francois Clemmons, giovane attore e cantante afroamericano, a interpretare nel suo show il ruolo del poliziotto di quartiere, cosa che Clemmons accettò a fatica, visto che per lui nato nell’Alabama segregazionista i poliziotti sin da bambino erano figure ostili. Il poliziotto Clemmons non solo divenne uno dei primi personaggi afroamericani ricorrenti in una serie tv, ma Rogers gli fece interpretare un piccolo siparietto entrato nella storia delle campagne per i diritti civili, accogliendolo in una giornata afosa e convincendolo a rinfrescarsi… facendo assieme a lui un pediluvio nella stessa bacinella condividendo poi pure l’asciugamano per asciugarsi i piedi. Un’immagine semplice ma fortissima, capace di abbattere una barriera di pregiudizio, proprio nei giorni in cui negli Stati Uniti si dibatteva animatamente sull’opportunità di aprire piscine pubbliche comuni a bianchi e neri. E Rogers per di più era un patito del nuoto…

E che dire di quando Rogers decise di “esorcizzare” la figura che aveva terrorizzato generazioni di bambini americani, la terribile strega cattiva di “Il mago di Oz”, ospitando l’attrice Margaret Hamilton che l’aveva impersonata nel celeberrimo film del 1939 di Victor Fleming con Judy Garland e scherzando con lei sul personaggio?

Ricordare chi ci ha aiutati a diventare chi siamo

Nel 1997, ricevendo dalle mani di Tim Robbins l’Emmy Award (gli Oscar della tv americana) alla carriera, Rogers ripropose una riflessione ricorrente in molti suoi discorsi pubblici: chiese a tutti di pensare per dieci secondi ai propri mentori, “… alle persone che vi hanno aiutato ad essere chi siete oggi, che si sono prese cura di voi e hanno voluto il meglio per voi dalla vita” . Dieci secondi di silenzio, in cui le telecamere scrutano volti di star con le lacrime agli occhi per la commozione.

Rogers morì nel 2003, e nel video della lunga cerimonia funebre che gli rese omaggio a Pittsburgh, ci sono almeno due testimonianze memorabili. Al 38'50" Jeff Erlanger, paraplegico dall’età di quattro anni, diventato un paladino dei diritti civili degli invalidi, ricordò che aveva dieci anni quando con la sua sedia a rotelle elettrica comparve per la prima volta nella trasmissione, cantando assieme a Rogers, che considerò quello il momento più toccante di tutta la storia del programma. Al 43' invece, il celebre violoncellista Jo-Jo Ma rievocò il primo incontro con Rogers come un passaggio dal disagio alla rivelazione. Disagio perchè il conduttore gli si era fisicamente avvicinato troppo e aveva chiesto a lui, musicista virtuoso, di suonare il semplice motivetto della sigla. Rivelazione, perchè aveva presto capito che vicinanza fisica e musica semplice erano per Rogers le chiavi per mettere a proprio agio i bambini.

Catturare emozionando

Se “Won’t You Be My Neighbor?” indaga a fondo sulle solide basi scientifiche, dalla psicologia alla pedagogia, del lavoro di Rogers, in un altro documentario online “Mister Rogers e il potere della persuasione” lo scrittore e produttore Will Schoder parte addirittura dal filosofo scozzese del ‘700 David Hume (arrivando a grandi oratori come John Kennedy e Martin Luther King) per ricordare come siano fattori irrazionali come intuizioni ed emozioni a condizionare il nostro modo di pensare più che analisi razionali dei fatti. Rilevando la straordinaria capacità empatica di Rogers, che sapeva usare stile pacato e parole misurate per catturare emozionando.

Fiducia, ispirazione, liberare il talento ascoltando

Dare fiducia, saper ispirare e liberare il talento degli altri partendo prima di tutto dall’ascolto, combattendo l’arroganza (così diffusa sigh in Italia non solo tra i personaggi pubblici…): sono le basi dalle quali ripartire, al centro di una memorabile conferenza che si trova online, di un grande personaggio di cui mi onoro di esser amico.

Era il 2012 quando Ernesto Sirolli, nato in Italia ma vissuto quasi sempre all’estero (oggi abita in California a Sacramento), esperto mentore per la creazione di migliaia di piccole imprese in continenti diversi (premiato nel 2016 a Londra dalla Camera dei Lord per il suo impegno nell’educazione imprenditoriale), in una conferenza TEDx a Christchurch, Nuova Zelanda, considerata esemplare e vista online da milioni di persone, Volete aiutare? State zitti e ascoltate” con un tocco d’ironia rievocò i danni fatti dall’approccio paternalistico e arrogante dei Paesi sviluppati nei confronti del Terzo Mondo, con “aiuti” rivelatisi per questo spesso inutili e addirittura dannosi.

Occorre invece ascoltare prima di tutto: è indispensabile non solo per capire e aiutare ma anche per migliorarsi. Ne era convinta una protagonista mondiale nel campo della pedagogia ( celebrata molto più all’estero che in Italia) come Maria Montessori (1870–1952) , alla quale Rogers sarebbe piaciuto molto, non fosse che lei morì sedici anni prima del lancio del suo programma.

Quel metodo educativo rivoluzionario imperniato sull’intercettare precocemente, incoraggiare e coltivare il talento dei più piccoli, continua a imprimere un segno indelebile sul nostro mondo. Basti pensare che da scuole montessoriane sono usciti innovatori del calibro di Larry Page e Sergey Brin (Google), Jeff Bezos (Amazon), Bill Gates (Microsoft), Steve Wozniak (Apple), Jimmy Wales (Wikipedia).

Maria Montessori

In “Impariamo dai bambini ad essere grandi” (Garzanti) Montessori spiegò esplicitamente che non si tratta solo di educare e proteggere i più piccoli. Occorre lasciarsi contaminare da loro, imparando dalla loro innocenza e dalla loro candida voglia di vivere a essere tutti adulti migliori.

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Roberto Bonzio

"Giornalista curioso", storyteller, autore del progetto Italiani di Frontiera